Quella che, nella mia mente, doveva essere una pausa lunga al massimo 10 giorni, si è trasformata in una latitanza di ben 6 settimane. Diverse volte mi è stato chiesto “perché non stai pubblicando più nulla?” e la risposta che davo era sempre la stessa “eh sai, sono incasinata col lavoro, non ho mai tempo”. E’ vero, il tempo mi è mancato tra una commissione e l’altra. Ma non è solo questo. Il male che ancora mi attanaglia è la confusione che ha albergato a lungo nella mia mente. “Chi sono? Cosa voglio? Dove sto andando?” sono gli interrogativi che mi hanno accompagnata costantemente in questo lasso di tempo.

Nel mezzo c’è stata anche un’infezione partita da un granuloma rischiando di andare al polmone, un compleanno che ho festeggiato non con troppa gioia, Pasqua, il moroso nerd che si è spaccato un piede, casini familiari e chi più ne ha più ne metta. Insomma, uno dei classici momenti no. Problemi ce ne sono ancora, a dire il vero. Però, a un certo punto, uno deve anche andare avanti a vivere. Durante questo lungo silenzio, ho riflettuto e individuato degli spunti di riflessione che, nonostante non aiutino a vivere meglio, possono essere una boccata d’ossigeno in questa empasse. Quindi, quale occasione migliore per condividerli?

Non può piovere per sempre

Lo so, detta così sembra un’uscita adolescenziale. Ma come il buon mago Merlino insegna a Semola in “Spada nella Roccia”

per ogni men c’è sempre un più, per ogni giù c’è sempre un su, e questo il mondo fa girar!

Come dicevo, questo è un periodo abbastanza nero per me. Tuttavia, come tutte le cose, finirà, nulla dura per sempre. Dopo la pioggia, c’è l’arcobaleno, dopo esserci procurati una ferita, questa guarirà. Ad ogni notte segue sempre un giorno e le lacrime vengono sostituite da un sorriso, inizialmente forzato e poi spontaneo. Per quanto ciò che ci capita possa andar male, prima o poi la ruota inizierà a girare anche per noi. E’ così che va la vita, che lo vogliamo o no. L’errore più grave è fossilizzarsi sui momenti negativi e non saper apprezzare quelli positivi. E’ dura, all’inizio starai malissimo e penserai che sia tutto uno schifo. Ma alla fine, capirai che ne é valsa la pena e ringrazierai le avversità per averti fatto diventare più forte.

Concediti il lusso di essere sereno

Non sto dicendo di ignorare i problemi o far finta che non esistano, perché mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi non aiuta. E, per quanto possa sembrare strano, essere sereni non vuol dire essere privi di problemi, di sfide che la vita ci propina quotidianamente o non dover lavorare duramente per inseguire la realizzazione di noi stessi. Al contrario, essere sereni vuol dire avere a che fare con tutte queste problematiche, e anche altre, ma avere il sangue freddo, il buon senso necessario per superarle e, nello stesso tempo, rimanere fedeli a se stessi. “La fai facile”, penserai. Ma lo so perfettamente che è un’ardua impresa, io ci sto ancora lavorando. Ho passato buona parte degli ultimi anni a farmi continuamente la guerra, a impedirmi di essere soddisfatta dopo aver raggiunto un risultato. La vita è troppo breve per sottopormi di nuovo a queste privazioni. Essere legati alle delusioni del passato, ai se e i ma che ci tormentano, non porta da nessuna parte. Essere meno autocritico, invece, può aiutarti a vivere meglio.

Essere positivi, sempre e comunque

Quando tutto va a rotoli, la negatività appare il giaciglio migliore in cui trovare ristoro. Un giaciglio che, invece, è intriso di trappole. “Andrà tutto bene”, questo è il mantra del mio ragazzo. Che, d’istinto, trovo altamente insopportabile. Come fai a pensare che andrà bene quando invece i problemi si accumulano come una valanga di neve, penso tra me e me. Però, per quanto sia cocciuta, devo ammettere che è proprio questa la carta vincente. Non aiuterà a sistemare le cose, ma predispone ad una reazione, l’unica ancora di salvezza in questi casi. Perché sprecare tempo in spirali (auto)distruttive anziché tirarsi su le maniche e darsi da fare per trovare una soluzione?

Accettare gli errori e le sconfitte

Da ex nemica di me stessa, uno dei meccanismi nei quali rimanevo più frequentemente imbrigliata era subìre passivamente le sconfitte. Fermo restando che la gran parte degli esseri umani è vittima, in campo professionale o personale, almeno di una lacerante ingiustizia, talvolta siamo proprio noi a sbagliare e causare la nostra caduta. Magari siamo in buona fede o abbiamo solo voglia di imparare e dimostrare, a noi stessi più che al prossimo, di riuscire a farcela. Complice la fretta, o l’inesperienza, ruzzoliamo rovinosamente al suolo. Quando ci si trova in questa situazione, ci sono solo due strade davanti a noi:

a) la sindrome di Calimero: per quanto possa essere tenero, il pulcino nero ha la marcata tendenza a piangersi addosso. In effetti, è facile dire “E’ un’ingiustizia però!”. Certo che lo è ma dobbiamo ricordarci una cosa importante: sebbene lamentarsi sia gratis, non è il rimedio adatto per superare lo scoramento e la tristezza.

b) L’occhio della tigre. Come canta Katy Perry in Roar

“I got the eye of the tiger, a fighter, dancing through the fire ‘Cause I am a champion and you’re gonna hear me roar Louder, louder than a lion ‘Cause I am a champion and you’re gonna hear me roar

Adesso ho l’occhio della tigre, sono una combattente, ballo nel fuoco, perché sono una campionessa e tu mi sentirai ruggire più forte, più forte di un leone perché sono una campionessa e tu mi sentirai ruggire”

“Roar” non è esattamente un pezzo rock. Però è il brano motivatore per eccellenza, quello che esprime al meglio lo spirito giusto e vincente per affrontare le sconfitte. Va bene leccarsi le ferite, ma solo per prepararsi alla riscossa. Qualsiasi errore commettiamo nasconde dietro di sé una soluzione e un insegnamento importante di cui far tesoro. Tutti sbagliamo, la cosa fondamentale è reagire attivamente e non lasciare che la brutta esperienza condizioni la nostra vita e il nostro lavoro. E’ anche grazie a prove come queste che si diventa ancora più determinati nel raggiungere un obiettivo. Devi solo continuare a credere in te stesso e nelle tue capacità, prima o poi qualcuno si renderà veramente conto del tuo talento, qualunque esso sia, e ai suoi occhi risplenderai.

Ricomincia a camminare, un passo alla volta

Dopo una caduta, la necessità di rialzarti può essere tanto dirompente da aver la forza di spaccare il mondo intero in una volta sola. E’ normale, la voglia di rivalsa è una reazione positiva ma non è il percorso più efficace per innescare un cambiamento radicale e profondo. Dovresti, invece, fare come i bambini che imparano a camminare: un primo passettino, poi un altro, e un altro ancora. Questo tipo di approccio è necessario per cambiare alcune cose apparentemente piccole ma sulle quali si basa il modo di vedere la vita. I cambiamenti a prima vista impercettibili ma in lento e costante divenire si rivelano gli alleati più preziosi dopo aver affrontato un periodo dal quale stai uscendo con le ossa rotte. Una sorta di tutore e stampelle per permettere alla tua parte più nascosta di ricominciare a camminare sulle sue gambe. Lo stesso vale per le piccole cose di ogni giorno: per quanto tu sia, al momento, più sfigato del ragionier Ugo Fantozzi, avrai sicuramente un motivo per cui sorridere: la vicinanza degli amici, l’amore del tuo partner, un allenamento sportivo dai risultati insperati, l’uscita di un libro o di un film che aspetti da tempo. Piccoli raggi di sole, appunto, ma in grado di togliere il buio.

Prenditi cura di te

Recentemente, una delle frasi che mi sono ripetuta più volte è stata “da quando non faccio qualcosa per me?”. Risposta: da molto, troppo tempo. Quando sei una persona che sta ancora cercando di crearsi autostima, dire di sì a tutti (in campo non lavorativo, soprattutto) sembra il modo più rapido per ottenere consenso e stima. Alcune volte è così, ma la maggior parte sono energie che rubiamo a noi stessi, e per cosa? Per il nulla. Ciò che ti fa realmente bene è ascoltare i tuoi bisogni e le tue esigenze. Non è egoismo, è un aspetto fondamentale per iniziare a prenderti cura di te, perché se non lo fai tu, non lo farà nessun altro al posto tuo. Osteggiare i tuoi stati d’animo porta solo a conseguenze negative quali tristezza, depressione, stress, sbalzi d’umore e così via. Allo stesso modo, bisogna imparare a fregarsene dei giudizi esterni. Nonostante tu faccia del tuo meglio, ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà per tutto e il contrario di tutto. Non sono serviti a nulla gli anni in cui ti sei messo in discussione, non hai fatto sentire la tua opinione perché ritenuta insignificante, non hai difeso le tue idee perché non credevi abbastanza in te. A un certo punto, però, ti viene da dire “basta!”. Apri gli occhi e capisci che non sei peggio di chi ti sta attorno, le tue opinioni e le tue idee contano. Sempre in quell’istante, scegli di iniziare ad ascoltarti, scegli di dare ascolto alle tue esigenze…scegli di iniziare a vivere davvero. E chi se ne importa se non incontri il consenso degli altri, avrai finalmente fatto pace con il tuo ex peggiore nemico: te stesso.

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