Cos’hanno in comune il mondo della musica pop e della fisica? Nulla, al primo impatto. Eppure Annalisa Scarrone, cantante di successo e laureata in Fisica, riesce a far dialogare queste due dimensioni all’apparenza così distanti grazie a Tutta Colpa di Galileo, in onda da domenica 4 dicembre in seconda serata, su Italia 1, subito dopo le Iene. Il programma, il cui format originale è della casa di produzione DueB Produzioni, ci accompagnerà per tre domeniche con puntate da 40 minuti in cui il protagonista sarà il viaggio di Annalisa e gli spettatori nel mondo dello spazio. Rappresenta, quindi, la prosecuzione naturale di Tutta Colpa di Einstein, andato in onda lo scorso anno ottenendo un grande successo, soprattutto da parte dei giovanissimi. Alla conferenza stampa di presentazione erano presenti Alessandra Torre (autrice insieme al regista Andrea Bettinetti), l’amministratore delegato di Due B Produzioni Luna Berlusconi e, naturalmente, Annalisa.

Alessandra, ci può dire a grandi linee cosa vedremo nelle tre puntate di Tutta Colpa di Galileo?

L’anno scorso il programma era incentrato sul CERN e la fisica delle particelle e in quell’occasione abbiamo anche studiato un progetto posizionato sulla stazione spaziale internazionale. Siamo entrati in contatto con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e abbiamo deciso di continuare il nostro viaggio di divulgazione pop-scientifica nel mondo dello spazio. L’ESA si è rivelato un partner eccezionale e abbiamo scoperto che l’Italia ricopre un ruolo molto importante all’interno della’agenzia europea. Vedremo incontri con delle eccellenze italiane nel campo dello spazio, quali Samantha Cristoforetti, Paolo Nespoli e Luca Parmitano. Abbiamo incontrato anche Maurizio Cheli, che ci ha condotto nel mondo dell’industria italiana dello spazio e ci ha fatto scoprire che più di metà della stazione internazionale è stata costruita in Italia a Torino, la città italiana dello spazio. Inoltre, ci saranno molte tangenze con il mondo della moda, della ricerca, della cultura e così via. Annalisa entrerà nella Soyuz e proverà una parte degli addestramenti obbligatori degli astronauti per la preparazione in vista delle missioni e, infine, parleremo dei satelliti e le sonde, gli strumenti attraverso i quali si riesce ad arrivare ai confini del sistema solare. Partiremo dal Planetario di Milano, andremo in Germania e finiremo su una spiaggia meravigliosa del Tirreno. Abbiamo avuto l’onore di conoscere Amalia Ercoli Finzi, prima donna italiana laureata in Ingegneria Aerospaziale, tra gli ideatori della missione Rosetta. Nella sua chiacchierata ci ha raccontato gli ultimi 60 anni nello spazio.

Annalisa, hai trovato qualche differenza con l’edizione dell’anno scorso?

È un’avventura molto bella, quasi più dell’anno scorso. Il tema trattato ha un linguaggio ancora più pop, in quanto lo spazio è un mondo che abita i nostri sogni già da bambini e le ispirazioni - nella musica ci sono molte canzoni ispirate dallo spazio. Ho un passato scientifico di cui vado fiera e quest’anno ho vissuto una delle più grandi applicazioni di quello che ho studiato. Tra le varie cose che ho visto in questo viaggio, a Colonia c’erano le riproduzioni in scala 1:1 dei vari moduli della stazione spaziale. Abbiamo approfondito anche il lato umano dell’esperienza degli astronauti e dei loro stessi preparatori: è incredibile che gli astronauti trascorrano 6 mesi all’interno di questi moduli, alle prese con difficoltà che noi non possiamo nemmeno immaginare.

Che idea hai della vita nello spazio?

La mia idea conta poco, mi limito a dire ciò che ho appreso durante questo viaggio. Con la missione Exomars, in realizzazione nel 2020, ci si propone di poter capire se c’è stata vita su Marte. Mi piace immaginare che possa esserci stata vita anche lì e in altre zone indefinite dell’Universo. Intanto non vedo l’ora di sapere come andrà a finire la missione e spero che sia in grado di dare qualche risposta. Sarebbe una scoperta scientifica davvero incredibile e il fatto che l’Italia possa essere parte molto presente in questa missione è ancora più bello.

Durante Tutta Colpa di Galileo hai incontrato parecchi personaggi simbolici nel mondo dello spazio. Chi ti ha colpita maggiormente?

Tantissimi di loro, chi per un motivo e chi per un altro. L’incontro con l’istruttore degli astronauti mi ha illuminata, ma se devo scegliere solo una persona direi Paolo Nespoli: ci ha accompagnato facendoci vivere sulla nostra pelle esperienze meravigliose, tipo l’ingresso nella Soyuz. E ha un grandissimo carisma.

Quale parte dell’addestramento per astronauti hai provato? Ti è piaciuto?

Ho provato la centrifuga, un marchingegno in cui l’astronauta si sdraia legato su una struttura che gira. Più veloce gira e più sperimenti la sensazione dell’assenza di gravità. In assenza di gravità, i fluidi corporei vanno tutti verso l’alto; per questo motivo, quando si vedono le immagini degli astronauti in missione, l’impressione è quella di un gonfiore sul viso perché è come se fossero appesi a testa in giù. Su questa centrifuga fai un addestramento per questo tipo di sensazione. Io l’ho provato, seppur non con la stessa velocità, e quando scendi da lì hai la sensazione di nausea, giramenti di testa e le gambe che non rispondono esattamente come dovrebbero. È incredibile pensare che questi astronauti all’inizio debbano sperimentare questa condizione e poi ci si abituino.

Sei una cantante che si presta alla TV, e non molte tue colleghe lo fanno. Cosa ti regala l’esperienza in TV? Si tratta di un episodio circoscritto?

Non lo so, ma una cosa è certa: questa esperienza la vivo così intensamente perché sono molto appassionata e legata all’argomento che tratta. In fondo, tutto nasce dal fatto che sono fisica, ho questa passione dentro di me e tento di portarla ovunque, per questo riesco a viverla con tutto questo entusiasmo. Inoltre, la mia non è una conduzione ma un viaggio. Cerco di mediare in modo pop quello che succede e ciò che vedo, perché anche il pop fa parte di me. Sono un essere pop innamorato della scienza.

Come hai detto giustamente, parecchie canzoni sono state ispirate dal cielo e dallo spazio. Stai facendo qualche pensiero su un progetto discografico incentrato interamente su queste tematiche?

Di canzoni singole ispirate dallo sguardo verso il cielo e l’ignoto ne ho già cantate, fa parte della natura umana cercare le risposte che non sa trovare dentro di sé guardando il cielo. Per esempio, Una Finestra tra le Stelle è nata proprio da questo.

Luna, secondo lei la TV è un mezzo che consente di far cultura? Antonio Ricci, qualche giorno fa, ha detto che la TV non consente di fare cultura.

Ricci è un grande che ha fatto la storia della televisione, soprattutto grazie all’intrattenimento. Noi siamo piccoli e ci siamo inseriti in un mercato in cui i grandi hanno saputo prendere i loro spazi. Ci siamo inventati dei programmi per farci notare. L’anno scorso, col CERN, all’inizio avevo un po’ di timore perché il pubblico italiano non è abituato a questo tipo di programmi, la televisione normalmente non regala molti contenuti divulgativi. Noi ci abbiamo provato e ha funzionato. Siamo stati primi su Twitter e abbiamo fatto il 6% all’una di notte. Ciò vuol dire che c’è un pubblico che aspetta anche questo, poi sta a noi la capacità di trasformare queste proposte in modo pop, giovanile e fresco. Annalisa è stata fondamentale, grazie alla sua capacità di trattare un argomento scientifico come la fisica in un linguaggio semplice e fortunatamente ci sono canali che si possono permettere dei programmi diversi da quelli solitamente proposti. Ringrazio quindi Mediaset, Italia 1 e la direttrice di rete Laura Casarotto che hanno creduto ancora una volta nel nostro progetto, perché non tutti i direttori di rete danno spazio a queste trasmissioni. Tutta Colpa di Galileo è un programma curioso e Annalisa è la prima ad avere questa curiosità.

Annalisa, un’ultima domanda: parteciperesti a un reality o a un talent come giudice?

A un reality no, più che altro perché non mi sento all’altezza. Per quanto riguarda il ruolo di giudice in un talent, sarebbe bellissimo però occorre farlo con testa in quanto si ha a che fare con degli esseri umani che si aspettano qualcosa da te e devi essere in grado di riconoscere se c’è del talento o no: basta un errore per cambiare la vita di una persona. Sono stata dall’altra parte e mi ricordo quello che mi piaceva o non mi piaceva ricevere.

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