Classe 1984, occhi dolci e vispi e una parlantina che conquista, Natalia Lafourcade ha pubblicato il 9 giugno il sesto disco della sua carriera, Hasta la Raíz, per Sony Music. Sebbene in Italia l’abbiamo scoperta da poco, con il brano Hasta la raíz, Natalia Lafourcade è una cantautrice di successo in Messico, suo paese natìo, e in tutto il Sud America.

Come ti presenti al pubblico italiano?

La mia musica è una miscela di tutto quello che ho vissuto nella mia vita e dell’influenza di vari generi musicali. Mi definirei una cantautrice intensa ma anche delicata. Ho sempre nuovi progetti per esprimermi al meglio e condividere la mia musica con la gente, perché la musica è la mia vera lingua.

In Messico come viene collocato il tuo genere di musica?

E’ curioso, la gente non trova una collocazione esatta per la mia musica perché contiene elementi a volte pop, altre rock, ogni tanto c’è della bossa nova. A volte le persone si chiedono chi sono. Ciò che posso dire è che cerco di essere versatile, mettendo nelle mie canzoni tutta la mia ricerca e le mie inquietudini. Mio padre, musicista anche lui, dice che ci sono solo due tipi di musica: quella bella e quella brutta. Sono pop e, allo stesso tempo, sperimentale perché le mie canzoni non rispettano esattamente i canoni del pop commerciale.

La tua musica va per la maggiore in Spagna, Messico e tutta l’America Latina. Sappiamo, però, che hai avuto anche la possibilità di andare in Giappone. Com’è stata questa esperienza?

E’ un mercato diverso, molto lontano da quello a cui siamo abituati. Ci sono andata per il primo album e ho scoperto un gruppo di persone che studia lo spagnolo e fa ricerca sulla musica latina. Sono rimasta in Giappone per un mese e mezzo e, quando sono tornata, le mie sembianze erano molto nipponiche. Mi sono innamorata del popolo giapponese, abbiamo avuto momenti molto intimi durante la minitournée di 14 date che ho fatto. Erano tutti concerti acustici e molto raccolti. Ci ritornerò, senza dubbio!

Hai detto che nel 2014, finalmente, hai ritrovato la pace dopo esserti rifugiata in luoghi paradisiaci quali Veracruz e Cuba. Quali sono state, invece, le oasi mentali che ti hanno permesso di scrivere l’album?

E’ stato bellissimo reincontrarmi con me stessa e cercare argomenti da poter mettere in musica. La fine di una storia d’amore e il progetto sulle musiche del compositore Agustìn Lara mi hanno fatto entrare in una specie di catarsi. Ho canalizzato tutte le emozioni che mi frullavano in testa e ho cercato, in quel periodo accelerato fatto di concerti e alberghi, di trovare la pace. Mi è servita molto la vacanza a Cuba ma la grande ispirazione mi è stata data soprattutto dal viaggio che ho fatto in Cile. Sono per metà cilena e lì ho trovato l’essenza della mia musica. Non solo: ho imparato quanto sia importante riconciliarsi con le proprie radici. Dopo 5 album, ho capito che sapere chi sei è la cosa che conta maggiormente.

Come hai saputo che il brano “Hasta la Raíz” stava avendo successo anche in Italia?

Sono stata contattata da Sony Italia, che mi ha chiesto di poter remixare il brano. Ci siamo visti a Panama e pensavo che si sarebbero dimenticati di me, invece eccomi qui! Il remix è stato fatto da Michele Canova, ma la versione che sta andando per la maggiore in radio è la versione originale.

Cosa ti aspetti da questo viaggio in Italia?

Innanzitutto sono molto contenta di essere qui, non ci posso ancora credere e spero di far conoscere la mia musica agli italiani. Non nascondo, però, che voglio fare della ricerca musicale. Per me le collaborazioni sono molto importanti e vorrei approfondire la conoscenza della musica italiana. In Messico si conosce Laura Pausini, ma sono convinta che ci siano tanti altri artisti. Ieri ho acquistato un album di Franco Battiato e ne sono rimasta colpita. Mi piacerebbe molto collaborare con lui!

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